Monte Ginnirco: Figlia di un temporale

Era Maggio.
Avevamo appena scalato la bellissima via “Senza indugio” su Punta Giradili e, come sempre accade quando si arriva in cima, lo sguardo viene catturato da ciò che c’è oltre, da quelle pareti che perlopiù rimangono nascoste. I colori della roccia contrastano il blu del mare e tutte le volte ci si chiede quante vie solchino questo magnifico anfiteatro. Poche, anzi pochissime, se si tiene conto della sua ampiezza. Non a caso, la prima volta che sfogliai la guida “Pietra di Luna”, vidi questa parete e da subito rimasero impressi nella mia mente i nomi dei settori in cui è suddivisa: “Amor de mi vida” e “Regno dei cieli”. Nomi che fanno sognare e stuzzicano le fantasie degli arrampicatori.
Complice la luce del tardo pomeriggio, io e Daniele “Il Macca” adocchiamo una linea che ci pare, a prima vista, scalabile. Aiutati da una bottiglia di cannonau e dall’atmosfera del supramonte decidiamo che l’indomani saremmo scesi alla base della parete armati di trapano, spit e fantasia.
Il Monte Ginnircu, situato nel supramonte di Baunei, offre il migliore aspetto nel suo versante orientale ed è proprio lì che avevamo deciso di aprire la nostra via. L’accesso alla base della parete è abbastanza complicato, motivo per cui è rimasta in gran parte inesplorata. Si può raggiungere a piedi da Pedra Longa, oltrepassando la Giradili e risalendo per vaghissime tracce fino alla base, il che potrebbe di per sè costituire la “giornata”; ci si può calare in doppia su “Spleen”, soluzione da adottare se si vuole ripetere la via; oppure esiste un sentiero anticamente percorso dai pastori che dalla cresta sommitale della Giradili scende ripido verso l’anfiteatro del Monte Ginnircu. Non sapendo in che punto avremmo attaccato, abbiamo optato per questa ultima soluzione.
Giunti al cospetto della parete, la linea da noi inizialmente immaginata coincideva nella sua parte iniziale con la già esistente via “e non la vogliono capire”. D’altronde una selva di rovi infesta tutta la base del grande anfiteatro, rendendo molto difficile trovare un varco per raggiungere la roccia. Dall’altra parte della parete, vicino alla via “spleen”, vediamo un muro compatto di roccia grigio/arancio che si staglia contro il cielo, decidiamo di dirigerci in quella direzione. Pochi metri a destra di Spleen una bella placca appoggiata fa da rampa di lancio per uno strapiombo a buchi, la giornata è bella e le temperature sono fresche, proviamo! La qualità sarda della roccia non tradisce e tra una cliffata e qualche spavento riesco a superare il tratto più ostico, ma a pochi metri da dove avevo immaginato di sostare uno scroscio di pioggia ci investe, nasceva così “Figlia di un temporale”.
Due giorni per chiodare e uno per liberare questi magnifici 8 tiri che con tracciato autonomo solcano la parte destra del “Regno dei Cieli”. Le difficoltà continue e mai troppo elevate, la varietà della scalata e l’impagabile vista sulla costa orientale sarda, rendono questo itinerario meritevole di essere ripetuto. Arrivati in sosta al primo tiro un magnifico diedro aperto si innalza sulla nostra sinistra, subito l’idea è quella di percorrerlo ma dopo un attimo di silenzio ci viene in mente che su quella parete ed in particolare lungo quel diedro era già salito un mito dell’arrampicata sarda: Marco Bernardi che con la sua “Sintomi Primordiali” aveva aperto le danze sul “Regno dei Cieli”. Dalla sosta traversiamo decisamente a destra e lasciamo che “Sintomi Primordiali” rimanga una delle vie mitiche dell’isola. Per questo motivo, per far si che l’impegno tecnico e psicologico di questa via rimanga inalterato, il primo tiro di “Figlia di un temporale” ha un run-out per arrivare in sosta di circa 6 metri in quanto è in comune con la linea di Bernardi (rigorosamente trad).
La via attacca 5 metri a destra di “Spleen” questa è la relazione, buone scalate a tutti!!!
L1 – Partenza su facile placca appoggiata poi strapiombo e uscita tecnica su roccia grigia. Ultimi metri in comune con “Sintomi primordiali” (7a+/35mt.)
L2 – Bel tiro, mix di tecnica e resistenza tra diedri accennati e leggero strapiombo. (7b/35mt.)
L3 – Partenza in traverso con passi obbligatori su roccia magnifica. Finale ancora insidioso. Sosta sulla grande cengia che divide la parete. (7a/35mt.)
L4 – Partenza su roccia marcia per una decina di metri (spit ravvicinati ma non A0). Prosegue su roccia grigia perfetta con passi tecnici. (7a/55mt.)
L5 – Bel tiro con roccia un po’ dolorosa ma ben lavorata. (6c+/25mt.)
L6 – Tecnico e atletico allo stesso tempo. Il tiro più difficile! (7b/35mt.)
L7 – Tiro più facile ma sempre di qualità porta alla base dell’ultimo muro. (6a+/20mt.)
L8 – Bellissimo tiro con canne superficiali, ancora tutto da scalare! (6c/35mt.)
La via è esposta a sud evitare quindi le giornate più calde, l’accesso più semplice è calandosi sulla via Spleen, l’unica via di fuga può essere calarsi alla base e tornare a piedi a Pedra Longa.